“Mi sentite? Mi si è bloccato l’audio!” Questa è una delle frasi che hanno caratterizzato il nostro lavoro negli ultimi 12 mesi.

Il 2020 è stato un anno molto particolare, sia a livello soggettivo per tutte e tutti noi, che a livello associativo e lavorativo. L’anno è cominciato con numerose attività e incontri preparatori dei progetti che si sarebbero dovuti svolgere nella primavera/estate. Come un fulmine a ciel sereno, la sera del 9 Marzo 2020, tutto è cambiato. Lo spaesamento iniziale ha lasciato ben presto spazio alla creatività di tutte e tutti noi che, abituati fino a 24 ore prima a lavorare a stretto contatto nella nostra sede, ci siamo ritrovati a dover organizzare le postazioni nelle nostre case.
L’area di lavoro che si occupa dei progetti di mobilità ha risentito particolarmente delle restrizioni per arginare la pandemia: il nostro lavoro consisteva (e consiste tutt’ora) nel favorire la vicinanza tra giovani provenienti da tutta Europa e da tutto il mondo, creando percorsi condivisi di scambio e di crescita, favorendo l’apprendimento di sé stessi attraverso l’altro e attraverso la convivialità quotidiana.
I due programmi principali di mobilità promossi da Lunaria consistono in progetti di scambio giovanili (Youth Exchanges) e corsi di formazione europei (Training Course). Gli scambi giovanili sono esperienze di condivisione e riflessione su temi fondamentali quali i diritti umani, le questioni di genere, l’inclusione e la sostenibilità ambientale, aperte ai giovani tra i 18 e i 30 anni. Durante uno scambio giovanile è possibile sia condividere le proprie esperienze pregresse, che sviluppare nuove competenze trasversali in un ambiente interculturale e partecipativo. Invece, durante i corsi di formazione organizzati da Lunaria, aperti a operatori/trici, lavoratori/trici giovanili, educatori/trici e attivist* dai 18 anni in su, è possibile sviluppare strumenti e metodologie innovative dell’educazione non formale, che vengono poi messe in pratica con i giovani partecipanti degli scambi giovanili, o che frequentano associazioni giovanili locali e centri di aggregazione. [Per approfondire i due temi visita le sezioni dedicate].
Progetti di mobilità….digitale!
Data l’impossibilità di ospitare gruppi di persone, abbiamo deciso di congelare per qualche mese la programmazione, proseguendo le attività di ricerca e di progettazione strategica. Negli ultimi mesi però si è fatta sempre più impellente la necessità di mantenere il contatto con i partecipanti alle nostre attività e le associazioni partner con cui collaboriamo. Abbiamo quindi deciso di trasferire alcune delle attività che avevamo previsto di realizzare nel 2020, adattandole al mondo digitale.
La Didattica a Distanza è stato un tema caldo per tutto il periodo di pandemia, in un Paese come l’Italia dove il digital divide è ancora forte e chi più ne risente sono i giovani. Infatti, nonostante passino circa 13 ore al giorno esposti a diversi canali d’informazione digitali, primi fra tutti gli smartphones, i dati Istat per il 2020 affermano che circa il 12% degli studenti non possiede un computer o tablet a casa, mentre quasi il 60% di essi ne possiede solo uno per nucleo famigliare. Una ricerca Ipsos dello scorso anno ha infatti evidenziato come il 61% dei teenager ha faticato a seguire le lezioni durante il periodo di lockdown, con un evidente calo dell’interesse e dell’apprendimento.

Trasferire le attività di educazione non formale in digitale rappresenta una grande sfida per noi lavoratori giovanili, abituati come siamo alle dinamiche in presenza. Gran parte del lavoro dello youth worker è infatti in gruppo, dalla creazione delle attività partecipative da proporre, alla loro realizzazione e valutazione. La nostra filosofia di lavoro si fonda sul learnign by doing (imparare facendo) e sullo scambio continuo di feedback, per adattare al meglio le metodologie utilizzate ai bisogni di apprendimento specifici di ogni giovane partecipante. La dimensione virtuale può rendere difficile l’apprendimento per tutti quei e quelle partecipanti che hanno uno stile di apprendimento basato sull’utilizzo del corpo e del contatto fisico, aspetto che cerchiamo sempre di bilanciare all’interno delle nostre attività. Allo stesso tempo, non possiamo ignorare gli aspetti positivi degli strumenti digitali, i quali possono permetterci, con tempistiche e obiettivi differenti dalle azioni dal vivo, di raggiungere un target più ampio sia a livello geografico che a livello di disponibilità e interessi. Per quanto possa essere un luogo rischioso, l’internet si è mostrato uno strumento efficace per favorire lo sviluppo dell’identità – incoraggiando l’espressione personale – e promuovere la tolleranza e il dialogo tra persone fisicamente distanti di diverse nazioni e culture. Per questo motivo, le organizzazioni della società civile come la nostra dovrebbero cominciare a rispondere a questo nuovo “linguaggio” e trovare modi efficienti e sostenibili per replicare gli approcci dell’educazione non formale online.
In questa cornice, nelle prossime settimane saranno ufficializzate le nuove date per i progetti di mobilità in digitale della prossima primavera/estate. Cominceremo col promuovere quattro scambi giovanili, parte dei progetti Erasmus+ HURRICANE e P.E.A.C.E., e un corso di formazione, prima azione del progetto sulla sostenibilità ambientale CALYPSO*.
L’implementazione di attività in digitale sarà sì una sfida, ma anche una grande opportunità per rivalutare il nostro lavoro di youth workers e avvicinarci ai linguaggi che caratterizzano e caratterizzeranno sempre più nei prossimi anni le nuove generazioni. E in fondo a noi le sfide piace coglierle!