Il 7 novembre si è tenuto online il seminario Monitoring racism and discrimination in sport, svolto all’interno del progetto europeo Monitora, Monitoring racism in sport, finanziato dalla Commissione europea attraverso il programma Erasmus+ e coordinato da Lunaria.
Il progetto
Il progetto ha l’obiettivo generale di rafforzare le capacità e le competenze professionali delle organizzazione sociali, delle associazioni sportive di base, delle istituzioni nazionali e locali necessarie per monitorare, documentare e denunciare le discriminazioni e il razzismo nello sport di base inquattro Paesi dell’Unione Europea, grazie ad attività comuni di cooperazione transnazionale diricerca, formazione e networking.
Il seminario ha rappresentato un’occasione per presentare e discutere i risultati della prima fase del progetto, focalizzata sulla ricerca di forme di monitoraggio delle discriminazioni e del razzismo nello sport attualmente esistenti in quattro Paesi europei (Italia, Ungheria, Belgio e Finlandia) confluita in quattro rapporti nazionali e un rapporto transnazionale.
Struttura del seminario
Hanno partecipato operatori sportivi, rappresentanti di club, giornalisti, accademici, attivisti, operatori sociali e rappresentanti istituzionali provenienti dai vari paesi coinvolti nel progetto.
L’incontro si suddivideva in una prima parte in plenaria, in cui è stato introdotto il progetto ed è stato presentato il rapporto transnazionale, e in una seconda parte, divisa in sottogruppi, per discutere le buone pratiche sperimentate dai partecipanti, a livello locale o europeo, nel monitoraggio e la denuncia delle iscriminazioni e delle violenze razziste nello sport di base. Dalla ricerca nei vari Paesi è emerso per prima cosa come i sistemi effettivi di monitoraggio del razzismo nello sport siano per lo più inesistenti e, quando esistono, si concentrano su sport di élite, tralasciando spesso lo sport di base.
Durante l’incontro è stata proposta una prima distinzione, che si è rivelata al fine dell’analisi e della discussione molto puntuale, fra monitoraggi proattivi e reattivi. I primi cercano di anticipare ed impedire possibili conseguenze negative, per esempio attraverso azioni preventive come possono essere campagne di sensibilizzazione; i secondi sono, invece, azioni di monitoraggio normalmente inteso, operando rispetto a fatti o eventi già accaduti.
È stato inoltre dato un focus importante sul ruolo che l’ideologia gioca dietro le discriminazioni. L’ideologia gioca un ruolo fondamentale non solo dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista culturale: ignorando la pervasività e la sistematicità del razzismo non si tiene in considerazione come anche le organizzazioni stesse che praticano antidiscriminazione/antirazzismo possono riprodurre atti e comportamenti razzisti. Infine è più volte emerso come il monitoraggio sia di fondamentale importanza in quanto legato strettamente alla tutela delle persone bersaglio di atti discriminatori o razzisti.
Una proposta di protocollo
Partendo dalle domande “Cosa possiamo fare per monitorare meglio il razzismo nello sport?” e “Quali contenuti dovrebbero essere inseriti in un protocollo di monitoraggio di razzismo nello sport?” si sono riuniti quattro sottogruppi, due in inglese, uno in francese e uno in italiano.
Le discussioni nei sottogruppi hanno rappresentato una preziosa occasione di scambio di esperienze e hanno inoltre fornito input sia per la definizione del significato del monitoraggio – ad esempio il ruolo che ha come strumento di supporto a un percorso di sensibilizzazione sulle discriminazioni razziste – sia per la creazione di una proposta di protocollo per monitorare il razzismo nello sport che possa essere adottato nei diversi stati europei, che è ora in fase di ultimazione. Il monitoraggio del razzismo, che sia proattivo o reattivo, risulta uno strumento potenzialmente importante sia per chi vive in prima persona i fenomeni di discriminazione che per chi si occupa tutti i giorni di azioni di contrasto ai fenomeni razzisti e discriminatori.
La pubblicazione di linee guida che stabiliscano un lessico e pratiche comuni è un primo passo per contrastare un fenomeno pervasivo, che si insinua nella quotidianità di tutti e tutte, anche in un
mondo in cui dovrebbe esserci la spensieratezza del gioco, come nello sport di base di cui tanti e tante giovani si incontrano.