….e con tutta probabilità ci sarà anche il prossimo anno! Due settimane sembrano forse troppo poche per riuscire ad innamorarsi, a sentirsi parte di un territorio e parte di una famiglia?
Giacomo e Davide, coordinatori di quest’anno del workcamp di Stella Cilento ci hanno raccontato la loro avventura tra i boschi e le strade antiche dei borghi cilentani.
“Sono state solo 2 settimane per i volontari – per noi qualche giorno in più – ma quei pochi giorni sono sembrati una vita intera tanto sono stati densi di emozioni.
Eravamo in 13, di 7 nazionalità differenti: ognuno con le proprie abitudini, le proprie usanze e, non per ultima, la propria lingua. Così diversi che sembrava impossibile potesse funzionare anche se, come ci hanno insegnato le esperienze dei precedenti workcamps, magicamente funziona sempre.
Ma partiamo dall’inizio, dalle facce spaesate e dai silenzi imbarazzati ed imbarazzanti del primo giorno, ma che già dopo poche ore sembravano così lontani tanto che i volti perplessi erano diventati sorridenti e quella artefatta tranquillità era diventata un caloroso chiacchiericcio.
Ci trovavamo in un piccolo paese del Cilento – chiamato appunto Stella Cilento – contava poco meno di 400 abitanti e sono abbastanza sicuro che ne avremo conosciuti almeno la metà.
Appena arrivati, senza sapere nulla di noi, ci hanno accolto a braccia aperte, la loro felicità nel vederci portare un po’ di vita in un borgo che si sta lentamente spopolando in favore delle città più grandi, era seconda solamente alla curiosità di vedere persone così diverse in una zona che di turisti ne vede ben pochi (al contrario di ciò che meriterebbe).
Raccontare quelle due settimane in un breve articolo è quasi impossibile, quello che possiamo dire è che è stato un crescendo di emozioni, il tutto terminato con La Cuntaría!!! Una “sagra” che i locali aspettano tutto l’anno, una festa che rappresenta il volto di Stella al cento per cento.
In quei 4 giorni sono arrivate centinaia di persone da tutto il Cilento. L’aria che si respirava era pregna di allegria, le serate erano accompagnate dalla musica tipica del posto, da buon cibo e, non per ultimo, da fiumi di vino e sangria (fatta da noi).
Sarà che in quei pochi giorni si condivideva tutto: il cibo, il lavoro, le esperienze e, perchè no? la birra; sarà che comunque sì, si lavorava, ma l’aria che si respirava era quella di una continua “vacanza”, perchè Stella Cilento con i suoi ritmi e le sue peculiarità ci ha accolto come se fossimo nati là, come se fossimo anche noi dei cilentani e questo, credeteci, fa veramente la differenza.
Questi momenti non li dimenticheremo tanto facilmente, sia noi, sia i ragazzi che hanno partecipato: provate solo ad immaginare una ragazza di Hong Kong, a Stella Cilento, con i cilentani che gli parlano in dialetto, o con un inglese abbastanza improvvisato; il vecchietto cilentano che si innamora della spagnola e via dicendo. Immaginate una russa, Yana, che nel suo paese monta un kalashnikov in 26 secondi (c’è anche il video), passare da essere etichettata fredda come “il generale inverno”, a più cilentana di un cilentano. E’ quasi follia, è l’integrazione ai massimi livelli.
Perchè alla fine, anche se per poco, siamo stati come una grande famiglia e difficilmente lo dimenticheremo.
Però fate attenzione, i giorni seguenti alla fine del workcamp sono i più difficili, perchè lì le giornate durano 24 ore e quando uno va via subentra la depressione, quella vera. Quindi se non siete pronti a soffrire una volta finita l’esperienza, ascoltate il consiglio: non partite!”