I movimenti nazionalisti, populisti e xenofobi che mescolano strumentalmente euroscetticismo, intolleranza, odio e razzismo per aumentare il loro consenso nell’opinione pubblica rappresentano un pericolo per la costruzione di una società europea democratica, unita, coesa e pacifica.
Il dibattito pubblico è attraversato da stereotipi e pregiudizinei confronti di immigrati e rifugiati che spesso degenerano in reati e attacchi razzisti. Questa tendenza ha conosciuto un’accelerazione dopo gli ultimi attentati terroristici e mette a rischio la coesione sociale: è molto urgente che la società civile europea rafforzi i suoi sforzi per combattere ogni forma di intolleranza, stigmatizzazione e discorsi di odio nei confronti di immigrati e rifugiati.
Gli obiettivi del progetto e il piano di attività proposto mirano a combattere la stigmatizzazione degli “immigrati” e a costruire contro-narrazioni per promuovere il dialogo interculturale e la comprensione reciproca nel contesto delle elezioni europee del 2019 e sulla base del quadro giuridico europeo.
Lo scorso 18 e 19 aprile Lunaria ha organizzato a Roma il seminario nazionale previsto dal progetto, dedicato al discorso dell’odio in Italia, intitolato “Le parole che fanno male. Il discorso pubblico tra libertà di espressione e diritto alla non discriminazione”.
Il seminario ha affrontato le diverse problematiche connesse alle parole che fanno male: dalle trasformazioni che attraversano le società democratiche a seguito della diffusione delle varie forme di populismo, alla controversa relazione tra libertà di espressione e diritto alla non discriminazione, al ruolo svolto dalle nuove tecnologie nella proliferazione di discorsi violenti e di false notizie.
Associazioni e movimenti che promuovono attività di informazione, comunicazione e sensibilizzazione contro ogni forma di discriminazione e di razzismo, si sono confrontate sulle possibili strategie di autodifesa: la promozione di informazioni corrette e narrazioni alternative; la progettazione proattiva delle campagne di sensibilizzazione, scegliendo slogan semplici ma provocatori, capaci di raccontare la bellezza di una società meticcia; il coinvolgimento di influencer che sono in grado di raggiungere un pubblico ampio di non addetti ai lavori; definire strategie comuni e coordinate sui social media; l’uso prudente degli strumenti giuridici: sono solo alcune delle proposte emerse nei tre gruppi di lavoro del seminario Le parole che fanno male, e disponibili nel report.
Words are stones è un progetto sostenuto dal programma Europe for Citizens. Esso mira a coinvolgere gli attivisti delle ONG e i cittadini europei nel fermare l’attuale processo di legittimazione culturale, sociale, politica e mediatica del razzismo e della xenofobia nel dibattito politico e pubblico. Il progetto è coordinato da Lunaria (Italia) in collaborazione con Antigone (Grecia), SOSRacisme (Spagna), Grenzelos (Autria), Adice (Francia) e Kisa.
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