Non goliardia, né semplici battute da spogliatoio. Non qualcosa a cui abituarsi o che può essere liquidato con un “ma alla fine non è niente di che”. Sono questi i concetti che ricorrevano negli interventi durante il panel nell’evento Stop racism, not the game, svolto lo scorso lunedì 24 Giugno durante il festival Estate al Torrione a Roma. Lunaria APS, nell’ambito del progetto Monitora, in collaborazione con Arci Sparwasser ha, infatti, organizzato un evento in cui parlare non semplicemente di razzismo, ma di antirazzismo nel mondo dello sport, condividendo storie e pratiche di antirazzismo attraverso le esperienze di Campo Libero, il pallanuotista Jhon Micciulla della Rari Nantes Roma Vis Nova, Lokomotiv Prenestino, Atletico San lorenzo e il Comi.
L’evento, molto partecipato, ha aperto una piccola breccia sulla pervasività del razzismo, sistemico che investe anche lo sport, che può, a sua volta, farsi strumento di contrasto al razzismo e alle discriminazioni, come nel caso di Campo Libero – realtà formata dalle organizzazioni, associazioni, gruppi informali e spazi sociali che attraversano il quartiere Pigneto.
Lo sport può essere anche un mezzo per chiamare le cose con il proprio nome e prendere posizione rispetto al razzismo presente al di fuori dello sport, come sottolineato da Lokomotiv Prenestino. L’associazione sportiva, oltre ad aver risposto insieme agli All Reds ad una violenza verbale razzista da parte di un arbitro, si è posizionata pubblicamente contro le stragi che avvengono nel Mediterraneo, con una foto scattata alla fine della stessa partita.
Lo sport può farsi anche strumento di resistenza alle narrazioni razziste che avvengono nel quotidiano – social inclusi come ha spiegato il Comi nel suo intervento -, ma quando esso diviene il terreno attraverso cui la realtà replica sé stessa, è importante adottare delle pratiche antirazziste anche mentre si sta in campo. Il pallanuotista Micciulla e l’allenatore dell’Atletico San Lorenzo Julien Bikou hanno puntualizzato le responsabilità che hanno club sportivi, associazioni sportive, operatori e operatrici e coach, dovendo mettere al primo posto la garanzia dei diritti di atleti e atlete e schierarsi apertamente contro il razzismo presente nello sport, anche quando ciò significa fermare una partita o semplicemente indossare una maglia che ricordi che il razzismo non può entrare in nessun campo da gioco.
Questo evento, proseguito con un torneo di biliardino antirazzista e la proiezione della partita Italia – Croazia, può considerarsi un’onda corta. Un’occasione per fare rete, per ricordarci che il razzismo può essere contrastato se si sta insieme, chiamandolo con il suo nome, e scegliendo di non abituarsi mai a questi episodi che troppo spesso costituiscono il motivo per cui molti e molte giovani smettono di praticare lo sport. L’antirazzismo è un impegno che Lunaria porta avanti dal 1996 e che trova nuova anima ogni giorno, attraverso storie e pratiche sociali, sperando che un giorno – non troppo lontano – il razzismo possa fermarsi davvero.