Siamo in guerra, di nuovo. E di nuovo noi siamo dalla parte della difesa del diritto d’asilo, con i ribelli e con i migranti sulle due sponde del Mediterraneo! Ci chiediamo infatti se l’intervento militare in Libia sia davvero dalla parte dei “ribelli” o celi piuttosto un’operazione che ha come posta in gioco interessi economici miliardaria legati alla questione energetica, mentre nessuna forma di tutela viene prevista per chi da quella guerra fugge.
I popoli della Libia, della Tunisia, del Marocco, dell’Egitto, si sono ribellati per affermare il diritto a vivere dignitosamente nei propri paesi e per affermare il diritto di scegliere di migrare per costruire altrove il proprio futuro. Alcuni di loro, le cui cifre non corrispondono alle invasioni di milioni di persone profetizzate da Maroni, stanno arrivando in queste settimane a Lampedusa, riaprendo la frontiera a sud dell’Italia, chiusa a suon di respingimenti, morti e violazione del diritto d’asilo da parte del nostro governo.
Molti sono giovani, studenti, precari, disoccupati che hanno imparato in fretta, forse anche grazie alla rete e ai social network, che la crisi economica globale non può costituire un’ennesima occasione di sfruttamento nei confronti delle fasce più povere di popolazioni già vessate dalle politiche economiche di governi autoritari e oligarchici.
Molte sono donne che scendono in piazza a partire dalla rivendicazione dei propri diritti e della propria libertà di espressione e autodeterminazione.
Molti sono i “ribelli” osannati dall’opinione pubblica occidentale “progressista”, che però nei propri paesi è ben più propensa a condannare o individuare buoni e cattivi.
Tutti, una volta in Italia, diventano pericolosi clandestini o, nel migliore dei casi, “disperati” da spostare dove si vedono di meno, dove diventano numeri da giocarsi al lotto.
La macchina organizzativa quindi si mette in moto, pronta a confinare la dignità e i diritti all’interno dei centri che siano C.A.R.A. o C.I.E., in un contesto dove l’emergenza giustifica tutto, anche lo spostamento di centinaia di rifugiati da dove sono accolti da mesi, come potrebbe accadere per il C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto (Roma).
L’emergenza, giustifica, ma non ai nostri occhi, la deroga alle leggi nazionali e internazionali, violando preventivamente i principi e gli standard di accoglienza imposti da convenzioni e direttive puntualmente disattesi. Il villaggio della solidarietà o meglio definito “campo di confinamento” di Mineo, frutto della mente perversa del prefetto Caruso, nuovo commissario straordinario all’immigrazione, è l’aberrazione più estrema delle politiche di gestione e di accoglienza delle migrazioni adottate dal governo italiano. Separare, discriminare, isolare, gestire, controllare, le parole d’ordine della politica in materia di immigrazione, del governo – che sia quello centrale o quello locale, niente cambia.
I rifugiati non sono pacchi da spostare e respingere
Siamo gli stessi delle piazze dell’autunno e della piazza del Primo Marzo, siamo cittadini italiani e stranieri che sentono il dovere di imporre alle istituzioni, quantomeno, il rispetto degli standard di accoglienza.
Siamo gli afgani di Ostiense, i somali dell’ex ambasciata, siamo i migranti che provano a sopravvivere nelle pieghe della Capitale di questa riscoperta retorica dell’Italia Unita, rendendosi invisibili perché ricattati, perseguitati, abbandonati in condizioni di vita che calpestano la dignità e i diritti fondamentali. La nostra condizione è il risultato delle politiche fallimentari della giunta Alemanno, che a colpi di commissari straordinari rimediano ai disastri con la Croce Rossa, le Misericordie e la Protezione Civile, sempre pronti al richiamo di centinaia di migliaia di euro in cambio di “ORDINE E PULIZIA”.
Dobbiamo costruire pratiche di vera accoglienza e solidarietà, riappropriarci del diritto all’asilo, svuotato e calpestato dalle politiche comunitarie di contrasto all’immigrazione illegale.
Illegale è chi ci nega un futuro! Dobbiamo poter scegliere di vivere!
Fermiamo questa vergogna!
- Chiediamo che vengano immediatamente sospese le deportazioni forzate del richiedenti asilo.
- Chiediamo l’ampliamento dei canali ordinari dell’accoglienza per i richiedenti asilo e i rifugiati, per un intervento fuori dalle logiche dell’emergenza, nel rispetto del principio di territorialità del richiedente asilo.
- Chiediamo trasparenza nella gestione dei fondi e la valorizzazione delle buone pratiche dell’accoglienza.
- Chiediamo l’immediata emanazione di un decreto governativo di protezione “umanitaria” che tuteli i profughi nordafricani.
- Chiediamo che la convenzione “DUBLINO” venga sospesa immediatamente, per garantire la libera circolazione dei profughi e la tutela del progetto migratorio.
MANIFESTAZIONE CITTADINA 28 MARZO H 17
SOTTO LA PREFETTURA A PIAZZA SS. APOSTOLI (ROMA)
Prime adesioni:
Action_Quiebraley – Ass. A Sud – Ass. Da Sud – Ass. Lunaria – Ass. SenzaConfine – Ass. Somebody – Casa dei Diritti Sociali – Comitato Primo Marzo-Roma – Esc Infomigrante – Horus/Astra 19 –Comunità Cristiana di Base San Paolo-Roma – INsenINverso – Rete Radici – Servizio Civile Internazionale – Strike/Yo Migro
Per informazioni e adesioni: primomarzo2011@yahoo.it