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Roma: il forum nazionale per la pace

10/05/2012

Alcune settimane fa, uno dei più acuti sociologi viventi, Immanuel Wallerstein, ha scritto a proposito di Occupy Wall Street (movimento ancora oggi in ottima salute, anche se i media non se ne occupano), che la Primavera araba, gli Indignados e Occupy non avranno ottenuto tutto quello che avevano sperato, ma «sono riusciti a cambiare il dibattito mondiale, spingendolo lontano dai mantra ideologici del neoliberismo, su questioni come la disuguaglianza, l’ingiustizia e la decolonizzazione. Per la prima volta da molto tempo, persone comuni hanno cominciato a discutere la natura del sistema in cui vivono». Che non vedono più come naturale o inevitabile.

Lo dimostrano anche le vicende di Food Not Bombs (Fnb), la grande rete di pacifisti statunitensi, attiva da molti anni, che ha denunciato i recenti tentativi di nascondere l’aumento delle persone che soffrono la fame a causa della crisi con il divieto di distribuire cibo in pubblico. In realtà, spiegano i pacifisti, a preoccupare le autorità è la capacità di Fnb di avvicinare persone in strada, con il rischio di nuove occupazioni, e di fare informazione sulle spese militari in crescita, mentre quelle sociali crollano. Quello che si muove nella società degli Stati uniti fa pensare a quanto anche in Italia ci sia bisogno di informazione su questi temi. Basti pensare alla pubblicazione del nuovo «Rapporto del presidente del consiglio sui lineamenti di politica del governo in materia di esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento» di cui i «grandi» giornali si sono guardati bene dal segnalare. Come analizzato da altri, le autorizzazioni all’esportazione di materiale d’armamento, nonostante la crisi, vanno alla grande e superano di poco i 3 miliardi di euro di valore. Per non parlare delle cosiddette «missioni di pace» sparse nel mondo alle quali partecipano le forze armate italiane oppure della follia dell’acquisto dei F35, i cacciabombardieri che costano allo stato italiano una decina di miliardi di euro, alla faccia di precari e pensionati.

Quello delle spese militari in tempi di crisi è soltanto uno degli aspetti intorno al quale un pezzo grande e complesso, non privo di contraddizioni, della società civile italiana ragionerà in occasione del Forum nazionale per la pace promosso da Rete Italiana Disarmo, Sbilanciamoci, Tavola della pace, Tavolo Interventi Civili di Pace, Forum Provinciale di Roma per la pace i diritti e la Solidarietà internazionale, Comitato Cittadino Cooperazione Decentrata di Roma insieme alla Provincia di Roma. Il Forum, piuttosto ambizioso per i temi e per il numero di organizzazioni coinvolte, si svolgerà a Roma presso Porta Futuro (a Testaccio), dall’8 al 10 giugno 2012. Un appuntamento rivolto a tutti i cittadini e alle organizzazioni impegnate sui temi della pace e del disarmo, dei diritti e della solidarietà internazionale, con obiettivi e linguaggi spesso differenti. L’obiettivo è avviare un momento di confronto profondo tra diverse esperienze, per discutere e interrogarsi su cosa significa in questo momento promuovere una cultura di pace. Un’occasione preziosa anche per associazioni e movimenti romani.

Insomma, cosa vuol dire costruire la pace mentre impazzano tutte le crisi del mondo: finanziaria, sociale, politica, economica, ambientale? E soprattutto qual è il ruolo delle associazioni, dei movimenti e degli enti locali? Cosa significa scegliere la disobbedienza nonviolenta per cambiare la società? Come lavoriamo per la pace nelle nostre città? E ancora: che fine sta facendo la solidarietà internazionale? Su questi temi sono in programma incontri assembleari, lavori di gruppo, testimonianze, ma anche concerti nella vicina Città dell’altra economia. Durante la tre giorni sarà organizzato anche un «villaggio della pace» (all’interno della struttura di Porta Futuro) nel quale le organizzazioni sociali proporranno materiale informativo (le organizzazioni interessate a partecipare possono scrivere a segretariato. forumpace@gmail.com). Tra gli ospiti internazionali sono attesi Vandana Shiva e Johan Galtung. Durante la tre giorni, il più noto centro di ricerca internazionale in materia di conflitti, il Sipri di Stoccolma, presenterà il anteprima in Italia il Rapporto internazionale sulle spese militari nel mondo.

Per preparare questo evento le realtà romane del variegato e frammentato movimento della pace, si sono date appuntamento nel pomeriggio del 18 maggio alla Provincia di Roma, sala delle bandiere, per fare una prima riflessione ed elaborare alcuni punti di lavoro condivisi da portare all’evento di giugno.

Chissà, magari anche questa tre giorni contribuirà, «per la prima volta da molto tempo», a mettere insieme persone comuni e organizzazioni per «discutere la natura del sistema in cui vivono». Un sistema imbevuto di cultura ed ecomomia di guerra.

Qui trovate le informazioni necessarie per partecipare al forum

10/05/2012

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