L’odio uccide: è successo ripetutamente in passato, succede oggi sempre di più. É il caso di Emmanuel Chidi Namdi, il cittadino nigeriano offeso come “scimmia africana” e, proprio a causa della sua provenienza, picchiato brutalmente per le strade di Fermo un pomeriggio dello scorso luglio; è morto qualche ora dopo in ospedale. É successo anche il mese prima a Conegliano, in Veneto, dove il camerunense Donald Fombu Mboyo è stato trovato morto in mezzo alla strada, il corpo appoggiato sull’aiuola di uno spartitraffico. Ed è successo il mese prima ancora, quando il tunisino Mohamed Habassiè stato torturato fino alla morte dentro casa sua, a pochi chilometri da Parma. L’elenco potrebbe continuare ancora a lungo, questi sono solo alcuni dei più gravi delitti razzisti avvenuti ultimamente in Italia – riportati nel Report Nazionale sul monitoraggio dei delitti di odio curato da Lunaria.
Il dossier ricorda le aggressioni razziste più gravi avvenute negli ultimi due anni ponendo l’accento sullanecessità di attivare interventi di prevenzione e di contrasto efficaci a livello normativo, legale, sociale e culturale. La violenza razzista si declina in varie forme: così come sono violenti, e disumani nei loro atti, gli autori delle violenze fisiche, lo sono anche i commenti razzisti che sempre più spesso accompagnano le notizie sui reati più gravi, e non solo. Nel 2015 Lunaria ha registrato 615 casi di violenze verbali: per lo più dichiarazioni razziste, affiancate da un buon numero di offese e minacce.
Secondo Lunaria è urgente e necessaria una presa di coscienza collettiva, politica, sociale e culturale. Per questo l’associazione ha organizzato iniziative di formazione rivolte agli attivisti della società civile con l’obiettivo di supportare lo sviluppo delle conoscenze e delle competenze necessarie per sviluppare gli interventi di protezione e di tutela delle vittime. Il quadro normativo, le metodologie di monitoraggio, le procedure di denuncia e il lavoro di rete sul territorio costituiscono il focus di questo lavoro e proprio su questi si sofferma il dossier.
Ad oggi manca, ad esempio, nel nostro paese un sistema istituzionale di raccolta dati, che sia coordinato, sistematico e trasparente – lo denuncia lo stesso Ecri (European Commission against Racism and Intolerance) nel suo ultimo Rapporto sull’Italia. Così come manca un sistema di collaborazione tra le forze dell’ordine e la società civile, carenza che mina anche l’efficacia del lavoro dimonitoraggio svolto dalla società civile stessa – Lunaria come altre associazioni, ad esempio l’Arci, l’Asgi e la 21luglio -, e dai singoli cittadini. La scarsa fiducia nelle istituzioni, così come nella capacità della società civile di garantire tutela legale, fisica e psicologica alle vittime, alimenta il fenomeno del cosiddetto “under reporting”: la mancata segnalazione e denuncia dei casi rappresenta chiaramente il primo ostacolo da superare.
Un’analisi della situazione italiana non può però prescindere dal contesto internazionale che vede, purtroppo, crescere il consenso nei confronti dei movimenti e dei partiti nazionalisti, xenofobi e razzisti. La crisi dell’Unione Europea non è certo estranea a questa tendenza. “La crisi dell’Unione Europea è al tempo stesso politica, ideologica e morale, e a questa fa seguito il rigurgito dei razzismi a livello europeo e nazionale”, ha evidenziato l’antropologa Annamaria Rivera in occasione dell‘incontro di presentazione del dossier.
Proprio con la consapevolezza di dover operare anche al di fuori dei confini nazionali il Rapporto redatto da Lunaria si inserisce nel quadro più ampio del progetto europeo “Together: fighting against hate crimes” che ha coinvolto in Spagna, Cipro, repubblica Ceca e Italia associazioni, sindacati e università in attività di formazione, di ricerca e di comunicazione specificamente dedicate ai delitti di odio.