Si chiude alla fine ottobre la collaborazione avviata da Lunaria, Uisp nazionale e Unar nell’ambito delle attività dell’Osservatorio nazionale contro le discriminazioni nello sport. La sperimentazione ha consentito di documentare più di 200 casi di discriminazione che hanno attraversato lo sport professionistico e quello di base.
Il sessismo, l’abilismo, la xenofobia, l’antiziganismo, l’antisemitismo, l’islamofobia e il razzismo nello sport sono tutt’altro che fenomeni straordinari: coinvolgono trasversalmente lo sport professionistico e quello di base; le diverse discipline sportive; i campi, gli spalti, come gli spogliatoi; i giocatori e i tifosi, gli arbitri e i dirigenti sportivi; gli stadi che ospitano le competizioni agonistiche più prestigiose e più seguite dal grande pubblico e i tornei sportivi territoriali meno noti.
Le forme in cui si esprimono sono molteplici.
Le violenze fisiche e verbali più gravi sono la punta di un iceberg che nasconde pregiudizi, stereotipi, stigmatizzazioni e discriminazioni meno espliciti, spesso non riconosciuti come tali, oppure considerati “normali”, sminuiti e banalizzati.
Gli insulti e le offese esplicite, i buu gridati sugli spalti e i conflitti tra giocatori in campo, che talvolta degenerano in aggressioni fisiche, sono le manifestazioni più evidenti.
Le forme di discriminazione istituzionale impediscono o ostacolano l’accesso allo sport negando il tesseramento di un minore straniero, l’ingresso in uno stadio a un giovane disabile munito di biglietto, il diritto alla maternità a una calciatrice; oppure escludono le atlete e gli atleti stranieri dalle competizioni sportive internazionali, anche quando sono nati in Italia, in quanto privi della cittadinanza italiana.
Infine, nelle pieghe delle pratiche sportive quotidiane, vi sono pregiudizi e stigmi culturali consolidati non riconosciuti come tali da parte degli stessi operatori sportivi. L’esempio più frequente è la stigmatizzazione che colpisce uomini e donne che praticano discipline sportive comunemente associate alle preferenze di un determinato genere o orientamento sessuale.
Prevenire e contrastare le discriminazioni e il razzismo nel mondo dello sport significa dunque riconoscerne in primo luogo il carattere strutturale e sistemico.
Il monitoraggio condotto dal giugno 2021 al giugno 2022 intende offrire uno stimolo alla strutturazione di un lavoro sistematico di monitoraggio, prevenzione, tutela e contrasto di tutte le forme di discriminazione che colpiscono il mondo dello sport. L’intento prioritario è stato quello di ideare una metodologia e degli strumenti di lavoro che consentano di far emergere anche quei casi di discriminazione che avvengono a livello locale, che difficilmente sono segnalati alle autorità competenti e che quasi mai risalgono all’attenzione delle cronache.
Il lavoro svolto ha fornito utili spunti di lavoro per lo sviluppo e il consolidamento di una rete nazionale di monitoraggio delle discriminazioni e del razzismo nello sport, che auspicabilmente dovrebbe prevedere una stretta collaborazione tra le istituzioni nazionali e territoriali, le associazioni di promozione sportiva, le organizzazioni impegnate nella lotta contro le discriminazioni, le federazioni e le società sportive.