Negli ultimi 15 anni quasi tre milioni di studenti non hanno terminato le scuole superiori. Negli ultimi 10, abbiamo perso quasi 500mila immatricolati all’università. Dietro i freddi numeri si nascondono i nomi e i volti di centinaia di migliaia di persone per le quali lo studio è diventato un lusso e non un diritto.
L’istruzione e la cultura inaccessibili sono un costo sociale che paghiamo tutti noi ogni giorno con più disuguaglianze, l’espandersi delle mafie, un modello di sviluppo arretrato e senza innovazione. Per questo abbiamo deciso di lanciare la campagna Free education, con una petizione online per fare cinque proposte concrete al Governo:
1) assoggettare le rendite finanziarie all’IRPEF per recuperare 2,4 mld di €, sufficienti per abolire la tassazione universitaria e coprire le spese di trasporto degli studenti universitari;
2) dirottare metà della spesa prevista per gli armamenti nei prossimi tre anni (7,5 mld di €) su istruzione e cultura;
3) utilizzare i più di 600 mln di € che lo Stato destina, tra finanziamenti diretti e sgravi fiscali, alle scuole private, per progetti di contrasto all’abbandono scolastico;
4) destinare i finanziamenti del “Bonus Cultura” ai neodiciottenni – 290 mln di € – all’accesso gratuito al patrimonio museale e archeologico (per quello statale basterebbero poco più di 150 mln di €);
5) rivedere la normativa sul diritto d’autore e riconoscere agli autori di opere scientifiche un diritto di ripubblicazione, sottraendo così i ricercatori dal ricatto della lobby dell’editoria scientifica e permettendo di contrastare efficacemente il caro libri.
Con la campagna Free education chiediamo in sostanza che quelli per formarsi siano considerati investimenti sociali e non costi individuali, e che quindi a pagarli sia la fiscalità generale. Per noi l’istruzione gratuita non è una provocazione o un’utopia, ma un obiettivo concreto, raggiungibile con un diverso uso delle risorse pubbliche e con una riforma della tassazione in senso progressivo. Si tratta di un obiettivo urgente perché abbiamo già perso troppo terreno nel confronto di altri Paesi europei e non solo.
È interessante notare come il dibattito sull’istruzione gratuita stia riprendendo vigore proprio in quei Paesi che negli ultimi decenni hanno sperimentato le ricette peggiori in tema di diritto allo studio, come l’Inghilterra e gli USA. I tempi dunque sono maturi per cambiare radicalmente le cose, dopo decenni in cui la conoscenza è stata considerata una merce e non il prodotto di un processo cooperativo e naturalmente senza proprietari.
Lo diciamo in primis al Governo Renzi: basta ricette vecchie, per costruire un Paese meno diseguale e più sviluppato servono soluzioni chiare e strutturali, a partire dal mondo della formazione e della cultura. Cambiamo rotta, abbiamo già perso troppo tempo e troppe opportunità.