È da oggi disponibile online il Manuale “Better Advocacy for Better Inclusion. Attivarsi contro le discriminazioni, per l’uguaglianza, i diritti di cittadinanza”, frutto di una ricerca qualitativa condotta in Italia, Grecia, Malta, Spagna sul tema della Policy Advocacy, portata avanti da associazioni antirazziste, di migranti, rifugiati e cittadini di origine straniera.
Si chiama “Better Advocacy for Better Inclusion. Attivarsi contro le discriminazioni, per l’uguaglianza, i diritti di cittadinanza” il Manuale sul ciclo di advocacy, contenente una ricerca qualitativa e 18 case studies di particolare interesse, raccolti e studiati durante i mesi passati. La pubblicazione del Manuale è stata già preceduta, durante i mesi scorsi, dalla pubblicazione dei 4 Report nazionali, che hanno esplorato le strategie e le azioni di advocacy messe in atto tanto a livello locale che nazionale da parte di associazioni antirazziste, di migranti, rifugiati e cittadini di origine straniera delle quattro nazioni partner di progetto.
Il Manuale, infatti, è frutto del lavoro di Lunaria, di concerto con i partner greci di Antigone, maltesi di SOS Malta e spagnoli di SOS Racisme, ed è disponibile online per essere scaricato da chiunque.
BABI: Better Advocacy for Better Inclusion è un progetto realizzato grazie al cofinanziamento dal programma Erasmus+. Per saperne di più, visita la pagina di progetto dedicata.
Negli ultimi anni le migrazioni e la presenza di cittadini di origine straniera nelle società europee sono state al centro del dibattito pubblico, ispirando interventi delle istituzioni locali, nazionali ed europee. Le crisi interne che hanno coinvolto alcuni paesi nord-africani nel 2011, la crisi umanitaria legata al conflitto siriano del 2015, la crescita degli arrivi dei migranti via mare registrata tra il 2015 e il 2017, nel Mediterraneo orientale prima e in quello centrale dopo, in concomitanza con i numerosi attentati compiuti in Europa da parte di gruppi riconducibili al radicalismo islamico, hanno definito uno scenario nel quale l’ostilità e l’intolleranza nei confronti dei cittadini stranieri non comunitari e di origine straniera hanno attraversato il dibattito pubblico e condizionato, più o meno direttamente, le politiche migratorie e sull’asilo nazionali e comunitarie.
L’obiettivo del “controllo” e del “contenimento” delle migrazioni è stato assunto come una priorità sbilanciando l’intervento pubblico da un lato sulle politiche volte a “proteggere” le frontiere e le coste europee, dall’altro sul varo di interventi emergenziali di accoglienza dei migranti neoarrivati. L’attuazione di tali politiche ha spesso determinato violazioni anche gravi dei diritti umani.
È in tale contesto che si sono moltiplicate in molti paesi europei le iniziative dei migranti, dei rifugiati, dei giovani figli dell’immigrazione, delle organizzazioni della società civile volte a sollecitare un cambiamento culturale, sociale e politico delle modalità con le quali la società europea si confronta con i fenomeni e i processi che, ormai da decenni, la hanno trasformata in una realtà plurale e poli-culturale.
Il varo di missioni di ricerca e soccorso dei migranti in mare da parte di organizzazioni non governative, la creazione di spazi e progetti di accoglienza diffusa, spesso autorganizzata,
la solidarietà costruita dal basso per assicurare la garanzia dei diritti sociali, a partire da quelli alla salute e all’istruzione, il lavoro volto a modificare e riorientare le rappresentazioni mediatiche dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, fino alla promozione di azioni giuridiche contro le discriminazioni e le forme di razzismo istituzionale e alle campagne finalizzate a modificare la legislazione sulla cittadinanza, sull’immigrazione e sull’asilo o a rivendicare l’interruzione delle relazioni di cooperazione con paesi terzi che non assicurano la garanzia dei diritti umani (come la Turchia e la Libia): sono solo alcuni degli ambiti in cui associazioni, gruppi informali, coalizioni, reti e movimenti sociali sono intervenuti in questi anni colmando il vuoto lasciato dalle istituzioni o per sollecitare (o impedire) un loro intervento.
Molte di queste iniziative potrebbero rientrare in ciò che una parte della letteratura internazionale colloca nell’universo delle azioni di advocacy. In molti casi, soprattutto quando si è trattato di fare pressione sulle istituzioni, il risultato non è stato raggiunto.
Da qui l’idea di proporre una riflessione che, a partire da alcune elementari nozioni teoriche di base (PARTE 1) e dall’analisi dei risultati di un’indagine empirica possa fornire suggerimenti utili (PARTE 2) per strutturare meglio le iniziative di advocacy che intendono promuovere l’uguaglianza, la giustizia sociale, un nuovo modello di cittadinanza e di gestione delle migrazioni nonché di contrastare le discriminazioni, la xenofobia e il razzismo, anche e soprattutto quando sono istituzionali.
La PARTE 3 presenta invece alcuni esempi concreti di advocacy promossi in Spagna, Italia, Grecia e a Malta..