Il lavoro di rete, l’attivismo dal basso che non tema il conflitto, la rinuncia all’autoreferenzialità e una formazione mirata all’ascolto dei bisogni sociali emergenti, così come l’importanza di rivolgersi non solo a decisori politici nazionali, ma soprattutto alle istituzioni locali. Sono alcuni degli elementi indispensabili per orientare efficacemente la politica pubblica, che emergono dall’inchiesta sociale nata dal progetto BABI.
Si è conclusa la prima fase del progetto B.A.B.I. Better Advocacy for Better Inclusion con la pubblicazione dei 4 report nazionali, frutto di una ricerca che ha esplorato le strategie e le azioni di advocacy, messe in atto tanto a livello locale che nazionale da parte di associazioni di migranti, rifugiati e cittadini di origine straniera italiane, greche, spagnole e maltesi. Una interessante panoramica che raccoglie una pluralità di iniziative diverse tra loro, ma che perseguono tutte lo stesso scopo: il cambiamento sociale e la garanzia dei diritti delle persone.
L’obiettivo della ricerca è quello di analizzare alcune di queste esperienze per progettare poi in modo partecipativo un percorso di formazione specificatamente dedicato a quella che la letteratura internazionale di tradizione anglosassone definisce policy advocacy. Ed è proprio la parola “partecipazione” intesa come “l’essere parte di, ossia appartenere ad un gruppo, e come prendere parte ad un determinato atto o processo” il centro propulsore delle realtà intervistate da Lunaria e intorno a cui ruotano le interviste realizzate.
Ascolto, relazione e autorganizzazione sono gli elementi fondamentali per mantenere vitale la macchina della partecipazione, il cui motore è costituito da spazi collettivi ben identificati, che assumono altrettanta importanza nel processo di costruzione del ciclo di advocacy. La gestione diretta o indiretta di spazi collettivi o di servizi di base risulta infatti, fondamentale per costruire relazioni con i soggetti che rivendicano diritti, per individuare tramite l’ascolto i bisogni prioritari su cui aprire vertenze o campagne di advocacy, per avviare processi di vera e propria partecipazione politica.
20 strade per perseguire la garanzia dei diritti
Il report italiano concentra la sua attenzione su 20 rappresentanti selezionati, appartenenti al mondo antirazzista italiano: si tratta di associazioni, comitati, movimenti informali impegnati in Italia nell’ambito della garanzia dei diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati e nella lotta contro le discriminazioni di natura xenofoba e razzista.
Dalle interviste, trascritte e sintetizzate in 20 schede di approfondimento dedicate, si racconta delle modalità con cui si cerca di riorientare le scelte dei decisori politici, o delle azioni legali strategiche intraprese per provocare in modo indiretto riforme legislative; della complementarietà di vecchi e nuovi strumenti di comunicazione per denunciare le diverse forme di discriminazione e di razzismo istituzionale; delle azioni di solidarietà dal basso che spesso colmano il vuoto lasciato dalle istituzioni; di eventi e mobilitazioni pubbliche per scuotere l’indifferenza dell’opinione pubblica e della politica; e così via.
I report nazionali di BABI – priorità sociali, partecipazione e pratiche di advocacy sono disponibili per essere letti e scaricati gratuitamente.
Visita la pagina di progetto BABI – Better Advocacy, Better Inclusion