Un campo di volontariato non è solo fatica fisica, ma anche mettersi in gioco, predisporre il proprio animo al cambiamento, alla conoscenza, mettersi in discussione e riscoprirsi migliori. Fare un campo significa sentirsi improvvisamente a casa in un luogo mai visto prima, con una famiglia appena conosciuta. Come si può descrivere tutto questo? Roberta, al suo primo coordinamento, ci ha provato!
L’esperienza di Roberta, la nostra coordinatrice del campo di volontariato Rural Remake, è durata due settimane. Per la precisione il workcamp si è tenuto a Cuccaro Vetere (SA), nel cuore del Cilento, quello fatto di campi, boschi e fiumi: non quello confusionario della costa, ma quello che conserva stretta la sua storia e cultura, quella che preserva la sua natura. I 12 giovani volontari provenienti da Germania, Francia, Spagna, Polonia, Ucraina e Italia, insieme all’associazione locale Cilento Youth Union, si sono infatti adoperati per ripulire e migliorare antichi sentieri che un tempo molto lontano furono percorsi dai monaci italogreci che si muovevano tra i borghi dell’antico Cilento bizantino.
Per Roberta e molti dei volontar* è stata la prima esperienza di workcamp, la cui realizzazione si deve al programma del Corpo Europeo di Solidarietà: con piacere condividiamo la sua impressione e il suo racconto personale dell’esperienza che ha vissuto.
“Cercare di raccontare l’esperienza di un workcamp per iscritto è davvero difficile. È difficile riportare a parole quell’atmosfera, quella sorta di “bolla”, che si viene a formare e in cui si vive insieme agli altri ragazzi e ragazze per due settimane. Ma ci provo!
Il workcamp “Rural Remake” a Cuccaro Vetere è stata la mia prima esperienza come coordinatrice di un campo, e, ad essere sincera, prima di partire, avevo un po’ di timore di non essere in grado di gestire la responsabilità o di non trovare attività adatte alle ragazze e ai ragazzi che avrebbero partecipato, ma avevo sicuramente voglia di mettermi alla prova e di cercare di rendere quest’esperienza bella per tutt*! E in fondo con un po’ di spirito di adattamento e learn-by-doing si fa tutto, specialmente in un workcamp!
Il mio viaggio è iniziato il 20 agosto quando ho preso il treno fino a Vallo della Lucania dove ho incontrato Pasquale e Giangabriele, in rappresentanza dei local hosts del progetto ovvero il Forum dei Giovani del Cilento, l’Associazione Gazania, il Forum dei Giovani di Cuccaro Vetere e la comunità locale. I ragazzi mi hanno portato nel posto che sarebbe stato il nostro alloggio per due settimane, il vecchio Convento di San Francesco, un posto stupendo da poco rinnovato che conserva davvero tanta storia e bellezza.
Cuccaro Vetere si trova nel mezzo del Cilento ed è circondato dal verde, mi sono sentita a casa immersa nel mondo cuccarese che mi ha accolta a braccia aperte; ho subito avuto modo di conoscere molte persone del posto curiose di sapere cosa fosse un workcamp e chi sarebbe arrivato a parteciparvi.
Il giorno successivo sono arrivati i 12 ragazzi/e del workcamp provenienti da Polonia, Francia, Italia, Spagna, e Ucraina; per molti è stata la prima esperienza di workcamp, mentre altri avevano già partecipato a diversi campi. Appena arrivat* ci siamo conosciut* un po’ e siamo andat* a mangiare una pizza per dare il vero benvenuto in Italia!
I primi due giorni effettivi di campo abbiamo svolto per lo più attività di educazione non-formale per formare il gruppo e conoscerci meglio; abbiamo fatto il tour del paese scoprendo degli scorci bellissimi e mettendoci in mezzo qualche partita di calcio e pallavolo per divertirci insieme.
Nei giorni successivi siamo passati al lavoro effettivo del campo che è stato fare la segnaletica per poi andarla a posizionare nei sentieri di Cuccaro Vetere per collegarli a quelli dei Cammini Bizantini. È stato bello vedere come nel corso dei lavori, dal pitturare la segnaletica al posizionamento dei segnali, sono venute fuori le abilità, o i talenti, di ogni partecipante, da quelle più artistiche a quelle di lavoro più pratico ma ognuno ha portato qualcosa di suo. E probabilmente dove sono uscite più le peculiarità di ogni persona è stato nella creazione dell’area pic-nic vicino al Torrente Torna; qui abbiamo riaperto i sentieri liberandoli da rovi di spine e da vegetazione varia e abbiamo iniziato a costruire un tavolo e anche un barbecue con il materiale che abbiamo trovato sul posto. È stato bello vedere quello che siamo riuscit* a realizzare tutt* insieme in pochi giorni di lavoro, e anche goderci questo posto meraviglioso, dove abbiamo mangiato, giocato e scherzato in riva al fiume, e che abbiamo così reso di nuovo fruibile anche per la comunità locale. Sicuramente per me è stato rigenerante avere l’opportunità di essere immersa nel verde con un gruppo di persone meravigliose e fare lavori che nella vita “normale” non ho l’opportunità di fare, e penso lo sia stato anche per molti ragazzi/e, alcuni ritrovatisi per la prima volta a svolgere questo genere di lavori manuali, ma tutt* volenteros* e motivat* a creare qualcosa di nuovo e a portare a termine il lavoro.
Inoltre, questa esperienza ha rappresentato per me oltre che un percorso di “ritorno” anche un percorso di scoperta di alcune parti di me stessa che ignoravo o che nel tempo avevo dimenticato, ed è stato bello riscoprirle in questa cornice.
È un’esperienza che porterò sempre con me e che consiglio a chiunque voglia dare il proprio tempo e le proprie energie per creare qualcosa di utile e buono insieme ad un gruppo di persone che, seppur arrivando da background totalmente differenti, condividono questo desiderio.
Finisco ringraziando i miei “supporter” locali senza i quali sarei stata persa e i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato al workcamp perché sono stati meraviglios*, apert*, solidal* e hanno pazientemente sopportato la mia grave mancanza di memoria. Un abbraccio a tutt* voi