Si sta concludendo il progetto europeo guidato da Lunaria, per l’innovazione degli strumenti di riconoscimento delle competenze
Siamo stati a Bruxelles per 10 giorni, dove abbiamo messo il sistema di I’VE nelle mani dei volontari e dei faciliatori. Abbiamo anche riunito 60 organizzazioni europee e locali per discutere i risultati del progetto e dibattere sugli sviluppi educativi e politici del riconoscimento degli apprendimenti informali nel volontariato.
Domande e sfide
E’ stata un’esperienza intensa e forte. Sentivamo la pressione di valorizzare i risultati e la visibilità del lavoro degli ultimi due anni, visto il successo del sistema I’VE. Dalla Finlandia alla Corea, dalla Catalonia alla Russia, dal Messico alla Francia abbiamo testato un sistema che per la prima volta miscela il peer support, i mobile device e l’educazione non formale. La community dei trainers di Lunaria e di Alliance ha provato a rispondere alla sfida: come favorire la consapevolezza sul proprio apprendimento? Come tenere vivo lo spirito dei workcamps mentre scopriamo il mondo delle competenze? Come supportare i volontari in maniera solidale e sostenibile?
Ascoltare i volontari
Dopo la fase di test nel 2015 e la successiva revisione degli strumenti del sistema nella prima metà del 2016, tra fine Agosto e i primi di Settembre, a Molenbeek, abbiamo chiesto a 16 volontari e facilitatori di pensare al sistema nelle sue implicazioni sociali, analizzandone l’impatto su giovani volontari con background sociali e personali diversi. Ecco un loro contributo.
La Conferenza
Il 2 Settembre abbiamo riunito 60 organizzazioni e Istituzioni per tematizzare l’esperienza fatta, alla luce di quanto sta avvenendo nel mondo dell’educazione. La sfida dell’open education, che vede accanto ai tradizionali agenti formali l’integrazione di pratiche educative nonformali ed informali, è solo agli inizi. La misurabilità stessa dell’apprendimento è un totem di cui forse potremmo fare a meno. Se l’apprendimento è un processo aperto, usare il metro e il goniometro per valuatarlo non sembra una buona idea: è costoso, fuori contesto e forse poco utile. Il riconoscimento del valore dell’apprendimento “alternativo” è lungi dall’essere stato raggiunto, e l’enfasi sulla occupabilità, come asse delle politiche educative, pare finalmente scemare. Le associazioni di volontariato e le loro rappresentanze nazionali ed europee devono necessariamente farsi carico di elaborare pratiche e ipotesi di lavoro in modo da valorizzare l’impegno dei giovani volontari.
Ed ora è tempo di farlo, oltre che nella dimensione civica, anche in quella educativa, per pensare e mettere in pratica un Europa solidale, inclusiva e coesa.
Alla discussione hanno preso parte Adele Tinaburri della Agenzia per i Giovani, Tanya Basaran della Youth partnership EU-CoE, Marcio Barcelos dello European Youth Forum, Laurance Hermand dell’Agenzia per i Giovani belga, Jelena Ristic Beronja di Alliance, Rita Bergstein del SALTO Training and Coopration Research, Gabriella Civico del CEV, Tomi Kilaakoski del Finnish Youth Research Network, Karin Stiehr del Centro di Ricerca Sociale di Francoforte, Marcello Mariuzzo di Lunaria.
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