La morte di Paolo Dieci nel disastro della Ethiopian Airlines lascia un grande vuoto nel mondo della cooperazione e della solidarietà internazionale. Presidente del CISP e della rete di ONG di Link 2007, Paolo ha maturato nei decenni un impegno, una grande esperienza e una conoscenza sul campo dei problemi della cooperazione, del rapporto Nord-Sud, del volontariato internazionale.
La nostra conoscenza non era così approfondita, la frequentazione non è stata assidua – anzi, assai intermittente – anche se veniva da lontano, almeno dal movimento romano degli studenti degli anni ’70, quando la politica militante era pane quotidiano per molti: per chi – come lui – proveniva dalle migliori esperienze del cattolicesimo di base, e per chi – come altri – si formava nei canali più tradizionali di partito. Poi per diverse vie siamo approdati entrambi al mondo della solidarietà internazionale e della cooperazione. L’impegno politico era continuato nella solidarietà. In Paolo, sempre con quella serietà personale e quella competenza professionale che gli riconoscevamo tutti. Nei suoi interventi, nel suo modo di lavorare dava sempre l’idea di avere un impianto culturale e personale rigoroso, forte, strutturato.
Come per altre persone attive da tempo nel mondo della cooperazione che abbiamo conosciuto negli anni, Paolo aveva saputo mantenere bene l’equilibrio – non sempre facile – tra la dimensione etica e ideale del suo, del nostro impegno, e le esigenze concrete di una operatività che presupponeva fare i conti con tanti vincoli: progettuali, finanziari, istituzionali. Era passato attraverso gli anni più difficili della cooperazione italiana, ricercando nuove strade per un profilo e una qualità più alte dell’intervento delle ONG.
Gli ultimi mesi si era confrontato con l’attacco feroce del governo (e non solo) contro le ONG: ci eravamo visti e parlati l’ultima volta qualche mese fa ad una assemblea dell’ASviS (Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile) e avevamo registrato una completa sintonia di giudizi e di consapevolezza di quello che era necessario fare per difendere l’agibilità delle ONG impegnate a salvare i migranti in mare. Come mai in passato, avevamo la sensazione della necessità di farci forza tra di noi – oltre ogni possibile distinguo – per salvaguardare il ruolo delle ONG, come spazio di democrazia e di impegno sociale e politico. Il suo impegno, la sua tenacia nel portare avanti il suo lavoro ci mancheranno.
Ai familiari di Paolo, ai suoi amici e colleghi, l’abbraccio della campagna Sbilanciamoci!