I progetti del Corpo Europeo di Solidarietà consentono di trascorrere un periodo medio-lungo all’estero, lavorando con associazioni locali che si occupano dei temi più svariati. Gaia ha colto questa opportunità, trascorrendo un anno in Belgio e prendendosi cura del sito archeologico Gallo-romano gestito dall’associazione Malagne Archéoparc.
Un sito archeologico molto particolare, gestito da un’associazione no profit, che unisce la valorizzazione del patrimonio archeologico, la conservazione di quello naturale e la diffusione della cultura: questo è il progetto che Gaia ha scelto di seguire, candidandosi un anno fa alla call che avevamo aperto per conto dei nostri partner belgi Compagnons Bâtisseurs. È impossibile concentrare un anno di vita in un solo articolo, ma lei ci ha provato lo stesso a trasmettere ciò che più di tutto andrebbe raccontato agli altri giovani come lei, che vorrebbero fare questo genere di esperienze. E allora ecco il racconto della sua esperienza di un anno come volontaria ESC in Belgio!
“Ciao a tutti!
Mi chiamo Gaia, ho 29 anni e sono di Torino.
Sono partita l’anno scorso per un anno di volontariato in Belgio, spinta dalla voglia di imparare qualcosa di nuovo e vivere un’esperienza diversa. Cercando su internet mi sono imbattuta in un progetto interessante a Malagne, un archeoparco a Rochefort, nella regione francese del Belgio, un luogo che unisce storia e natura grazie alla presenza delle vestigia di un’antica villa gallo-romana e di una piccola fattoria didattica.
Sono partita senza troppe aspettative, solo con la voglia di imparare. Sono stata accolta da un équipe di soli uomini, che inizialmente mi guardava un po’ con sospetto, non sicuri di come una ragazza potesse aiutare nei lavori legati alla manutenzione e alla cura di una fattoria, pensando forse che il duro lavoro mi avrebbe scoraggiato. Invece mi sono divertita tantissimo e dopo solo qualche settimana mi sentivo a casa. Ho imparato a lavorare il legno, a costruire recinzioni elettriche, a lavorare nell’orto, ho imparato a gestire gli animali della fattoria, e chi più ne ha più ne metta! Ho pulito tantissime stalle, spostato balle di fieno, mi sono riempita di fango e gelata fino alle ossa, ma ho anche visto agnellini nascere, uova schiudersi, ho imparato a cavalcare e ho scoperto la gioia di essere accolta tutte le mattine da un coro di belati e nitriti. Ogni giorno c’era l’opportunità di fare qualcosa di nuovo e di mettermi alla prova.
Ma il volontariato internazionale va oltre il semplice lavoro. Ho vissuto con ragazzi di altri Paesi che condividevano con me la stessa esperienza, anche se in progetti diversi, e che mi hanno arricchito tantissimo. Convivere non è sempre facile, soprattutto quando si incontrano culture diverse, bisogna quindi imparare a comunicare e a capirsi. Abbiamo tutti imparato ad essere pazienti, a cercare le parole giuste per esprimersi (e non è sempre facile in una lingua diversa dalla nostra!), ad ascoltare e a non aver paura di parlare di quello che stavamo passando. Condividere le esperienze é la cosa che le rende veramente uniche.
L’anno passato a Rochefort é stato ricco di risate, di lacrime, di pioggia (chiunque decidesse di partire per il Belgio deve essere pronto a questa realtà), e di momenti così belli che faccio fatica a descrivere.
Ho imparato che non si smette mai di imparare! Ed è una di quelle cose che si dice sempre, e sembra scontata, ma quando lo vivi assume un altro sapore. Lo rifarei altre mille volte, senza dubitare un secondo.”