Ci sono le parole e ci sono i fatti.
Il fatto di oggi è che la discussione della riforma sulla cittadinanza, fino a ieri prevista nell’agenda dei lavori dell’aula del Senato, forse slitterà. Il Consiglio dei Ministri ha infatti deciso ieri di non mettere per ora la fiducia sul disegno di legge temendo, evidentemente, di mettere a rischio la tenuta del Governo di fronte al veto del Ministro Alfano e del suo partito. In caso di slittamento se anche venisse calendarizzata a settembre, le probabilità di ulteriori slittamenti e di un definitivo affossamento sarebbero altissime: a settembre le preoccupazioni prevalenti saranno altre, a partire dall’apertura della sessione sulla legge di bilancio.
Si dissolverebbero in una nuvola di fumo le altisonanti dichiarazioni di rappresentanti del Governo e del segretario del partito di maggioranza che continuano ad annunciare e a promettere l’approvazione della legge entro la fine della legislatura.
Soltanto pochi giorni fa, Lunaria decideva di dedicare un approfondimento alla riforma relativa alla cittadinanza, ripercorrendo le varie tappe del suo iter fino ad oggi, mettendo a confronto i contenuti della legislazione vigente con quelli della proposta di riforma in discussione.
Dalla stampa proprio in questi giorni, sono giunte ancora storie di ordinaria discriminazione dei cosiddetti “italiani senza cittadinanza”. E chissà quante altre storie ancora restano nascoste. Un caso è stato riportato da La Stampa, che racconta la vicenda di Yasmine Aoubayen, 11 anni. Sarebbe dovuta partire con i compagni di classe in gita per Londra, ma non ha il visto come richiesto, essendo ancora una cittadina marocchina. Per maestre e compagni di classe, Yasmine non è mai stata “percepita” come “straniera”, altrimenti si sarebbero attivati immediatamente per richiedere il visto per tempo. Nonostante la corsa contro il tempo dei genitori e delle maestre, tra questura, ambasciate e consolati, Yasmine non è potuta partire e la sua famiglia si è dovuta rassegnare, perdendo i soldi del viaggio studi (700 euro circa).
Anche il sito di notizie bergamonews.it ha proposto due storie di altri “italiani senza cittadinanza”. Sebastian Barczyk, 28enne polacco laureato al Politecnico di Milano in Ingegneria aerospaziale, la cui famiglia è ancora in attesa di ottenere tutti i requisiti per la domanda sulla cittadinanza, e Avenir Yzeiraj, albanese di 23 anni, da poco diventato fisioterapista, unico membro della sua famiglia a non essere ancora cittadino italiano. Due ragazzi cresciuti in Italia, da anni residenti in provincia di Bergamo, dove si sono costruiti, con le rispettive famiglie, una nuova vita. Eppure la legge non li riconosce come cittadini italiani.
Oggi è un brutto giorno per tutti coloro che insieme alla campagna L’Italia sono anch’io e agli italianisenzacittadinanza si battono da anni per questa riforma. Oggi sappiamo che stanno vincendo coloro che questa legge non la vogliono.
Un milione di giovani “figli dell’immigrazione”, ma cittadini italiani di fatto, saranno costretti ad attendere la prossima legislatura?