Carsolidarity è il workcamp abruzzese, organizzato da Lunaria insieme all’Associazione Il Mondo in una Stanza, realizzato per la prima volta grazie al programma ESC – Corpo Europeo di Solidarietà.
A detta di chi ha visto i nostri volontari al lavoro con i propri occhi e di chi l’ha vissuto in prima persona, si direbbe un esperimento ESC ben riuscito! Un workcamp che ha permesso ad un gruppo di ragazzi provenienti da molti angoli del mondo di vivere due settimane all’insegna della solidarietà, del bene comune e della interculturalità!
Il nostro Raphael, volontario in Servizio Civile presso gli uffici di Lunaria, è stato per quest’anno il loro punto di riferimento insieme a Gaia e il nostro cronista sul campo.
Per saperne di più su cosa è accaduto in quel di Carsoli, ecco il suo racconto!
“E’ stata un’esperienza strana e divertente, riuscire finalmente a dare un volto ai nomi dei partecipanti con i quali per giorni, prima dell’inizio del campo di lavoro, avevo potuto parlare via e-mail.
Insieme a Gaia, con la quale ho avuto l’opportunità di condividere il ruolo di coordinatore del progetto, li abbiamo accolti tutti il primo giorno del campo di lavoro. Ricordo perfettamente la prima cena insieme quella stessa sera: erano tutti stanchi dopo il viaggio per raggiungere il campo e nessuno osava dire una parola (complice le peripezie affrontate sulla tratta ferroviaria Roma-Carsoli), per cui ho deciso di provare a fare uno o due scherzi, che però sono scemati in un silenzio imbarazzante.
Fortunatamente, i giorni seguenti sono stati molto più felici! Ricorderò a lungo gli ottimi pasti, i pranzi e le cene durante i quali abbiamo mangiato principalmente pasta (l’Italia ci obbliga, con grande sgomento di alcuni partecipanti abituati a mangiare carne una o due volte al giorno, ma immagino che anche questo faccia parte di uno scambio interculturale!).
I lavori sul campo sono iniziati due giorni dopo l’arrivo dei volontari: il primo giorno è stato riservato ad una breve visita a Carsoli, in cui abbiamo incontrato anche la sindaca.
Il lavoro è sempre stato diviso per gruppi di due o tre persone sparse per la città e ha ruotato più o meno intorno agli stessi temi: dare un po’ di colore e gioia a oggetti o luoghi da tempo abbandonati.
Tuttavia, dal primo all’ultimo giorno, abbiamo anche avuto un lavoro a lungo termine, sul quale però ritornerò fra poco.
Abbiamo rimosso la ruggine, pulito e riverniciato un gran numero di barriere lungo le strade e i ponti, di panchine completamente abbandonate e di metallo nudo, a volte appena visibile a causa della ruggine.
Un’idea che è piaciuta molto al gruppo, proposta da un artista locale che ha collaborato con noi al progetto, è stata quella di dipingere le panche con colori vivaci: rosa, viola, azzurro….., mentre le barriere sono state ridipinte in un bel grigio argenteo.
Di questi momenti, a volte molto duri a causa del sole battente, tutti i volontari ricorderanno sicuramente la grande gentilezza dei passanti, che ogni giorno ci dicevano: “Bravissimi, è fantastico quello che state facendo per la città! Questo colore è bellissimo!” Etc.
Ad alcuni volontari sono stati offerti cornetti e caffè da un gentiluomo di passaggio; un’altra signora ci ha anche comprato dei gelati per congratularsi con noi!
Infine, l’altro grande progetto realizzato durante il workcamp è stato quello di ridipingere il muretto di un asilo, sul quale i volontari e l’artista locale hanno realizzato una moltitudine di disegni che evocano l’infanzia.
E’ stato un lavoro piuttosto intenso e difficile, a volte accompagnato da temperature molto alte, ma i volontari hanno dimostrato un grande coinvolgimento e una grande serietà, e il risultato finale è stato particolarmente impressionante.
A seconda dei giorni e del nostro talento artistico, ci siamo alternati nei ruoli, di modo che ogni volontario potesse contribuire al meglio nella realizzazione dei lavori sull’edificio.
Oltre al lavoro, grazie al triplice finanziamento del progetto (compreso il finanziamento dell’Unione europea, con il programma ESC – Corpo europeo di Solidarietà), siamo stati in grado di svolgere un gran numero di attività: abbiamo avuto diversi “laboratori” sulle questioni di genere; abbiamo incontrato gli operatori dello SPRAR de L’Aquila gestito da ARCI, e ci siamo recati anche a fare visita ai rifugiati con i quali lavorano; abbiamo visitato il Lago del Turano, Roma, Tivoli, Subiaco, e siamo andati anche a cavallo in mezzo alla natura, durante il tramonto!
Ci sono stati anche pomeriggi di riposo, dopo pranzo, a spumeggiare sul divano, a scambiarci “scioglilingua” nelle nostre rispettive lingue (vi assicuro: i russi sono i più forti in questo gioco), o a bere l’ennesimo caffè di una giornata già occupata.
Questa è stata la mia prima esperienza in un campo di lavoro, sia come partecipante che come campleader. Ma sono assolutamente convinto che la prossima stagione farò un altro campo di lavoro. Davvero un’esperienza unica e incredibile.”