Esplorare l’intercultural learning attraverso il movimento del corpo e l’educazione non formale con il nostro progetto CAPOEIRA
Il progetto CAPOEIRA si è svolto dal 3 al 10 luglio 2025 al Cerquosino, un antico casolare in pietra situato nel Parco Naturale di Elmo Melonta a San Faustino, vicino a Orvieto (Italia), gestito dall’associazione Artemide.

L’obiettivo di questo progetto era approfondire il tema dell’interculturalità attraverso la CAPOEIRA, un’arte che unisce sport e pratica musicale. Nata in Brasile, la capoeira era originariamente una forma di resistenza degli schiavi contro i coloni.
I partecipanti provenivano da Francia, Turchia, Grecia, Spagna, Ungheria e Italia. Sono arrivati al Cerquosino la sera del 2 luglio: accolti dal canto delle cicale, hanno potuto esplorare gli spazi, scambiare le prime parole e concludere la serata con una deliziosa parmigiana preparata da Paul e Antonio, i cuochi del progetto.
Una prima sera un po’ magica
Nei primi giorni, i partecipanti hanno avuto modo di conoscersi attraverso le attività proposte e i momenti di discussione condivisi. La prima giornata è iniziata con una sessione di ginnastica guidata da Andrea, per scoprire la capoeira nella sua dimensione sportiva.
Nel pomeriggio, il gruppo si è recato al fiume, un’attività molto apprezzata, soprattutto da Frida, una delle partecipanti portoghesi.
Tra i presenti c’erano persone esperte, come Spyros, che insegna capoeira ai bambini in Grecia, o Mary, che la pratica regolarmente nel suo club greco. Tuttavia, la maggior parte non aveva mai sperimentato la capoeira né dal punto di vista sportivo né musicale.
Aspava ha raccontato: “Questa esperienza mi ha dato più di quanto pensassi. È interessante perché attraverso i movimenti del corpo c’era una forma di comunicazione con gli altri partecipanti. Ciò che ci ha veramente uniti è stata la prima attività, quando abbiamo fatto il gioco della corda.”
Un viaggio anche nel gusto
Il cibo ha avuto un ruolo importante durante il soggiorno. Paul e Antonio hanno preparato piatti provenienti da tutto il mondo: il gruppo ha viaggiato in Giappone con una serata sushi, in Italia con la pasta e in Eritrea con un piatto tradizionale da mangiare con le mani.
In una delle serate, i partecipanti hanno cucinato ricette tipiche dei propri paesi: l’insalata algerina, gli antipasti italiani e greci, accompagnati da tre dessert – uno ungherese, uno svedese e uno greco.
Le giornate si concludevano spesso con canti e con la scoperta degli strumenti tipici della capoeira.
Il tema CAPOEIRA nelle attività

Tra le attività proposte, una prevedeva lo scambio di un oggetto portato dai partecipanti e legato alla propria identità. Questo momento ha permesso di conoscersi meglio ed esplorare il concetto di identità.
Un’altra attività, il venerdì, consisteva nel ricreare con il corpo ciò che era rappresentato in un dipinto. Ogni composizione includeva tre ruoli: un oppressore, un oppresso e un osservatore passivo. La conclusione del gruppo è stata che, in realtà, i ruoli e le relazioni non sono sempre così chiari: tutto dipende dal punto di vista e dalla prospettiva.
Parole e testimonianze dei partecipanti
“La cosa più toccante e interessante è stata che le attività ci hanno permesso di avviare discussioni profonde, dandoci l’opportunità di mettere in discussione alcuni aspetti della nostra vita. Discussioni che non avremmo mai potuto affrontare nella vita di tutti i giorni.”
Léa (Francia): “Onestamente non sapevo bene cosa aspettarmi, e qui ho trovato molto più di quanto immaginassi.”
Berin (Turchia): “Ha superato le mie aspettative. Questa esperienza mi ha insegnato moltissimo e mi ha anche aiutata a guarire.”
Aspava: “Lavoro in un asilo nido e penso di utilizzare alcune tecniche della capoeira, adattandole per i bambini.”
Prossimi passi
Questo è stato il primo scambio organizzato sul tema della capoeira. Visto l’entusiasmo dei partecipanti, sembra che sia solo l’inizio: presto la capoeira verrà proposta anche come programma di scambio giovanile.
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