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Still Words: il racconto orale come strumento di inclusione sociale

09/10/2012

5 Agosto 2014

Dal 10 al 16 Settembre si è svolto a Melilli (SR), il training “Still Words – Story Telling for Intergenerational Solidarity and Social Inclusion” organizzato e coordinato da Lunaria, che ha visto la partecipazione di 23 giovani attivi nella promozione dell’inclusione sociale in aree disagiate e provenienti da diversi Paesi: Italia, Francia, Romania, Grecia, Serbia, Albania, Bosnia a Herzegovina e Montenegro. Il tema del progetto è stato il racconto e la tradizione orale quale strumento per facilitare la lotta contro la discriminazione e l’emarginazione, per una riqualificazione del tessuto culturale nelle periferie dell’ Europa e dei Balcani.

Nel corso della settimana i partecipanti hanno avuto modo di sperimentare metodi di lavoro innovativi, basati sulla educazione non formale e sulla narrazione, per facilitare il dialogo tra giovani e adulti e stimolare la loro condivisione e partecipazione a livello sociale, nell’ottica di promuovere nel futuro iniziative intergenerazionali. Le attività sono state strutturate attraverso dei laboratori basati sul tema dell’inclusione sociale e della narrazione, nel corso dei quali sono stati sviluppati i seguenti argomenti: esclusione sociale, come andare oltre le definizioni e le etichettature; obiettivi e tipologie delle forme di esclusione; il dialogo intergenerazionale in diversi contesti; i diversi approcci attraverso le attività intergenerazionali e la condivisione di buone pratiche; il racconto orale, l’inclusione sociale e iniziative intergenerazionali; come trasferire le competenze e il sapere ad altri beneficiari.

“Ascoltare e raccontare storie è uno dei principali e fondamentali bisogni dell’uomo”

L’esigenza della trasmissione orale, nasce come diritto a pronunciare parole e a esprimere noi stessi. In questa prospettiva, le parole acquistano una forte valenza interculturale, aldilà di qualsiasi età, confine o barriere, per diventare lo strumento privilegiato di rappresentazione di ogni identità, individuale e collettiva. La tradizione orale si basa sull’anonimato ed è un patrimonio collettivo che appartiene a tutti e a cui tutti possono accedere. Fin dalle sue origini, la narrazione implica un trasferimento di conoscenze tra gli esseri umani: considerata come una sorta di iniziazione dei nuovi membri all’interno del gruppo sociale, che attraverso l’oralità apprendevano e scoprivano ruoli, valori e tradizioni. Un tipo di apprendimento basato sull’orizzontalità e la trasmissione reciproca dei saperi, molto lontano dalle abitudini dei nostri tempi. Nella attuale società moderna, sempre più colpita da fenomeni di razzismo e xenofobia, sembra rivelarsi sempre più necessario un recupero di una corretta impostazione, dove è possibile imparare reciprocamente, attraverso la scoperta degli altri e delle altre culture, al fine di migliorare il dialogo tra le diverse comunità. Il superamento dei pregiudizi e la promozione di una società interculturale è possibile solo attraverso la promozione di un processo di apprendimento attivo, che permetta la scoperta delle differenze culturali e la loro promozione. Questo processo diventa possibile solo attraverso l’adozione di un ascolto attivo, in grado di tenere in considerazione i diversi aspetti culturali e di creare un modo alternativo per comprendere la diversità. Per questo motivo riteniamo che l’utilizzo del racconto sia uno degli strumenti più adatti a rendere i partecipanti consapevoli dell’esistenza delle altre culture e dei valori di cui sono portatrici. Nel corso del training si è voluta ristabilire questa funzionalità dello strumento del racconto, per poterla trasmettere nuovamente ai giovani e agli adulti con l’intento di ampliare le loro prospettive di apprendimento interculturale.

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