Come ogni anno, si è ripetuto il seminario di tre giorni dedicato ai volontari, che quest’anno hanno deciso di coordinare uno dei 30 campi di volontariato organizzati in Italia da Lunaria.

Il seminario coordinatori è la tre giorni di intensa formazione in cui i campleader di domani vivono scambi, acquisiscono conoscenze e si confrontano tra loro, per capire i metodi, gestire e prevedere le dinamiche che in un gruppo interculturale possono crearsi e stimolare positivamente i futuri gruppi di giovani, accomunati da un unico chiaro obiettivo: la solidarietà.
Per tutti i nostri futuri campleader la sfida non sarà semplice, ma ne varrà sicuramente la pena!
Il seminario ha preso piede il pomeriggio di giovedì 9, con l’arrivo e le presentazioni dei giovani volontari iscritti al seminario coordinatori provenienti da tutta Italia, e si è concluso domenica 12. La formazione però prenderà realmente piede solamente la mattina seguente quando dopo aver presentato i workcamps – come sono strutturati e soprattutto cosa rappresentano per i volontari e per le associazioni che li promuovono – i coordinatori del seminario hanno strutturato una serie di attività per iniziare a creare sentimenti di fiducia e collaborazione tra i partecipanti, condizione che ha permesso lo sviluppo di una serie di riflessioni di gruppo e sul gruppo, attraverso i metodi tipici dell’educazione non formale.
Durante tutto il seminario i volontari hanno ragionato insieme sulle dinamiche che possono crearsi durante un workcamp e sul ruolo del campleader, con un’attenzione particolare riservata all’importanza che ha lo strutturare bene il lavoro nelle sue diverse fasi per rendere l’esperienza positiva e stimolante. Da qui, la necessità per chi coordina un campo di saper utilizzare strumenti e metodi differenti (“è fondamentale capire che lo stesso metodo può funzionare bene in un determinato momento del lavoro e non funzionare in un altro. Perchè?”)

Un altro aspetto importante che i coordinatori hanno sottolineato è il ruolo che gli stereotipi possono giocare in una collettività: sono presenti in ogni società e, chi più chi meno, ne siamo tutti vittime. Questi stereotipi possono portare a situazioni spiacevoli, specialmente in un contesto multiculturale: fondamentale è quindi il ruolo del campleader, che con tatto e abilità deve riuscire ad evitare che questi si trasformino in pregiudizi e che vadano a influenzare negativamente la riuscita del progetto.
Per questo motivo è stato dato molto spazio al tema della gestione non violenta dei conflitti, con un’analisi puntuale di quelle che sono più spesso le cause primarie di un contrasto, soprattutto all’interno di un ambito che vede la partecipazione di persone provenienti da contesti sociali e culturali molto diversi tra loro.
Tutti i metodi di educazione non formale sono stati studiati dai coordinatori del seminario anche per essere presi ad esempio dai futuri campleader, per quando saranno loro a dover usare sistemi simili.
Infine sono state fornite informazioni su come si garantisce in un campo la sicurezza dei partecipanti, a partire dalle assicurazioni sanitarie necessarie per arrivare alle tecniche di primo soccorso.