La discriminazione nello sport rimane un problema in tutta Europa, a volte visibile, spesso nascosto, ma sempre d’impatto. Il progetto ChangeMakers si propone di sfidare questa realtà dando la possibilità a persone con background culturalmente diversi di guidare il cambiamento all’interno delle organizzazioni sportive di base.
L’iniziativa, lanciata nel febbraio 2025 a Copenaghen, riunisce una rete diversificata di organizzazioni partner impegnate nella lotta contro il razzismo e la discriminazione nello sport. Attraverso la formazione, la condivisione tra pari e il coinvolgimento diretto nella definizione delle politiche, ChangeMakers creerà opportunità per far sentire le voci sottorappresentate e per far sì che le organizzazioni sportive diventino più accessibili per quelle stesse persone.
Perché questo progetto è importante
Il problema non è immediatamente evidente a tutti. “Se non c’è nulla sulla carta, le persone non vedono il problema o, se lo vedono, lo tengono per sé, soprattutto in un campo così delicato”, ha osservato Patrick Perosa dell’Unione Sportiva Slovena (SUS). Ciò evidenzia una sfida cruciale: prima di poter affrontare la discriminazione, è necessario riconoscerla. Il progetto mira a portare in primo piano questi problemi, invitare a conversazioni aperte e stabilire standard per una maggiore accessibilità a diversi gruppi sociali.
“Sono cresciuto in Norvegia come uomo nero e posso dirvi che il razzismo non è sempre evidente”, ha detto Abdinor Mahamed del Comitato olimpico e paralimpico norvegese e della Confederazione dello sport (NIF). “È nelle piccole cose: le persone si sorprendono quando parlo, presumono che non parli un norvegese fluente o mi chiedono del ‘mio Paese’ come se non appartenessi a questo posto. Queste cose sono radicate nella cultura e derivano da una mancanza di consapevolezza. Se si chiedesse a una qualsiasi di queste persone di parlare di discriminazione, nessuno di loro direbbe di averla vista o fatta, e tutti si opporrebbero fermamente. Ma non lo sanno nemmeno…”.
La sensibilizzazione è fondamentale per scoprire i pregiudizi nascosti e sfidare le supposizioni. ChangeMakers lavorerà per portare alla luce questi problemi e garantire una migliore rappresentazione delle minoranze nello sport di base, creando un ambiente più inclusivo ed equo per tutti.
Costruire un settore sportivo più forte e partecipativo
Uno degli obiettivi del progetto è garantire che la presenza di persone con differenti background – spesso tra quelle che più vivono sulla propria pelle le discriminazioni – non sia rappresentata solo sul campo da gioco, ma anche nei ruoli di leadership e decisionali. Daniela Conti e Marta Giammaria della UISP, Italia, hanno sottolineato questa necessità: “Abbiamo molti atleti provenienti da contesti diversi, ma non occupano posizioni dirigenziali. Le politiche di inclusione sono spesso create da persone che non comprendono appieno le sfide”.
Per affrontare questo problema, i ChangeMaker riceveranno la formazione necessaria per dotarsi di capacità di leadership e di esperienza nella definizione delle politiche. Verrà inoltre creata una rete europea di ChangeMaker, persone in grado di guidare il cambiamento sistemico all’interno delle organizzazioni sportive.
Chi sono i “ChangeMaker”?
I ChangeMaker sono persone che portano le loro esperienze uniche e diverse e la loro motivazione per sostenere una migliore integrazione nello sport di base. Non si limitano a partecipare, ma contribuiscono a definire le politiche, a sensibilizzare l’opinione pubblica e a spingere per un cambiamento reale. Durante l’incontro di avvio del progetto, i partner hanno discusso le caratteristiche di un buon ChangeMaker. Hanno sottolineato qualità come la motivazione, la leadership, il coinvolgimento della comunità e il coraggio. Attraverso la formazione e il networking, il progetto fornisce loro gli strumenti per avere un impatto duraturo nelle organizzazioni sportive.
Quali sono i prossimi passi?
Nei prossimi tre anni, il progetto sperimenterà le migliori pratiche in Germania, Italia, Slovenia e Norvegia, attuerà programmi di formazione e tutoraggio e svilupperà nuove politiche per combattere la discriminazione. I partecipanti lavoreranno insieme per condividere le conoscenze, le strategie e le migliori pratiche sviluppate e utilizzate nelle loro organizzazioni e nei rispettivi Paesi.
Il partenariato di ChangeMakers riunisce un gruppo eterogeneo di organizzazioni, alcune con politiche antidiscriminatorie già consolidate, come quelle della Norvegia e dell’Italia, e altre, come la Slovenia, che si sforzano di essere pioniere nel proprio Paese. “Il nostro obiettivo in questo progetto è quello di dare un contributo reale e sostenibile alla lotta contro la discriminazione e di mettere in grado coloro che la subiscono di cambiare le organizzazioni per renderle più inclusive e diversificate”, spiega Laura Becker della Federazione tedesca di ginnastica.
Questo mix di esperienza e ambizione è fondamentale perché affrontare la discriminazione non significa solo rafforzare le politiche esistenti, ma anche crearne di nuove dove non ce ne sono.
“Crediamo che questa partnership abbia un grande potenziale in questo campo, grazie alla loro esperienza e al numero di persone coinvolte nelle loro attività. Come Lunaria, speriamo di poter contribuire con la nostra esperienza sui temi dell’antirazzismo e dell’antidiscriminazione, che ci stanno molto a cuore e di cui ci occupiamo da 30 anni”, hanno dichiarato Grazia Naletto e Roberta Pomponi di Lunaria, Italia.
Il viaggio è appena iniziato, ma la missione è chiara: creare un futuro in cui lo sport di base sia uno spazio veramente inclusivo per tutti.